lunedì 5 dicembre 2011

Cella d'isolamento #3: Charles Manson & The Manson Family



Charles Manson nacque come Charles Milles Maddox il 12 novembre 1934 a Cincinnati, cittadina dell'Ohio, da Kathleen Maddox. E' oggi conosciuto anche con l'appellativo "Mr. Satana".
Kathleen, sua madre, era una sedicenne nubile, nata e cresciuta in una famiglia di fanatisti religiosi che le imposero una rigida educazione e restrinzioni ferree. A causa di questa condizione insostenibile, scappò di casa e, per mantenersi, si diede alla prostituzione.
E proprio da uno di questi incontri occasionali con i suoi clienti fu concepito Charles.


Nelle prime settimane di vita il nome del bambino fu "No Name Maddox", poiché Kathleen non sapeva che nome dare a suo figlio. Dopo due settimane decise di chiamarlo Charles Milles Maddox. Quando si sposò, negli anni successivi, Charles venne riconosciuto dal nuovo marito di sua madre, e cambiò il suo cognome in Manson, anche se una seconda teoria vuole che questo cognome fosse stato dato dalla stessa Kathleen a suo figlio, per via del gioco di parole "MAN+SON=FIGLIO DELL'UOMO", per sottolineare la genericità della paternità.
Nel 1939 Kathleen viene arrestata per rapina a mano armata. Charles ha 5 anni e viene dato in affidamento alla famiglia degli zii di sua madre, una famiglia residente in Virginia. La zia si rivela una donna perfida e fanaticamente religiosa, il marito è un crudele maschilista dalla mente instabile che chiama Charles con l'appellativo "femminuccia". Manson racconta che il primo giorno di scuola, un giorno molto importante nella vita di ogni individuo, suo zio lo ha obbligato a vestirsi da bambina, mettendolo in imbarazzo con i propri compagni per molti anni.
Uscita di prigione, Kathleen riprende suo figlio con sé, ma non è una felice convivenza: lo picchia a sangue, lo propone come merce di scambio per la birra, e finisce per affidarlo ad un centro per le adozioni. Charles ha 12 anni, e tutte le angherie subite plasmano il suo carattere. Scappa dal centro adozioni e da il via alla sua carriera criminale, per mantenersi.
Si macchia di piccoli crimini per furto e inizia il suo via vai dai riformatori.

Anche in prigione sperimenta la violenza, subita da parte degli altri detenuti più grandi e, in alcuni casi, anche dalle guardie, quando non si limitano a guardare.
Anche per questo tenta l'evasione molte volte. Ci riesce a 17 anni quando, insieme ad altri due detenuti, scappa dal carcere e commette il primo reato federale: i tre ragazzi rubano un'auto e si dirigono nello Utah. Lungo il tragitto svaligiano molte stazioni di servizio. Sono quindi fermati, arrestati e messi in una prigione federale. Qui Manson viene sottoposto ad indagine psichiatrica: risultato pericoloso, antisociale e instabile è trasferito in un carcere di massima sicurezza.
Durante questa nuova detenzione, forte anche della sua spiccata dote di grande affabulatore e del suo notevole carisma, impressiona positivamente i terapisti che lo sottopongono, tra l'altro, ad un test d'intelligenza da cui emerge un punteggio definito brillante: 121 su una media che va dagli 85 ai 105 punti.
Viene dunque dichiarato "riabilitato" e pronto per tornare in libertà. Un mese prima della data di udienza per la scarcerazione, però, si rimette nei guai: minaccia con un rasoio e sodomizza ripetutamente il suo compagno di cella. Viene dunque spedito in un riformatorio ancor più duro, dal quale esce a 19 anni. E' il 1954.
Di nuovo un furto d'auto e numerose rapine, e di nuovo in prigione. Riesce nuovamente ad ottenere la commutazione della pena per buona condotta, convincendo anche una cameriera incinta, conosciuta durante le sue scorribande dentro e fuori dal carcere, a firmare la richiesta di libertà vigilata, asserendo di essere la sua ragazza e di aspettare il suo bambino. Alla luce di ciò, Manson ottiene di scontare la pena presso l'abitazione della donna.
Ovviamente non rispetta la legge. Fa anche di peggio: nel giro di pochi giorni picchia e violenta due donne. Viene riconosciuto. Arrestato. E stavolta viene spedito per dieci anni nel penitenziario dell'Isola McNeil, nello Stato di Washington. Durante questi 10 anni nasce la sua ossessione per la musica, o meglio, la sua ossessione di diventare un musicista di successo.
Nel 1967, pagato ogni debito con la giustizia, esce su cauzione.
Sono gli anni degli Hippie, dell'amore libero, del Flower Power e della Summer of Love, e Manson si avventura per San Francisco con la sua chitarra e 35 dollari in tasca.
Conosce la bibliotecaria 23enne Mary Brunner, che si innamora perdutamente di lui, e si stabilisce nella casa della donna. Successivamente conosce Lynette Fromme, 19enne di famiglia agiata appartenente all'alta borghesia. Nonostante Mary sia predisposta più a un rapporto monogamo che non poligamo, sono gli anni dell'amore libero e deve acconsentire a lasciare che anche Lynette vada a vivere con loro. E di certo non è finita. Ben presto arrivano altre ragazze, e successivamente anche ragazzi. Tutti attratti dal carisma di Manson, dalle droghe, dalla possibilità di vivere l'amore senza le restrizioni morali e piccolo-borghesi volute dal sistema. Il gruppo prende il nome di "The Family", e diviene una vera e propria SETTA, anche conosciuta come "Manson Family", nonostante Manson abbia sempre negato di aver fondato egli stesso la Famiglia. Il gruppo conta dodici membri, ma Manson raccoglie intorno a sé almeno 50 "adepti" che lo venerano e gli obbediscono ciecamente. Il gruppo si trasferisce, a questo punto, in un ranch nella Simi Valley, dove si mescolano bizzarri rituali, progetti omicidi, rapporti sessuali promiscui, e si assumono droghe, soprattutto allucinogeni, tra cui massicce dosi di LSD.
Manson, leader indiscusso del gruppo, presiede ad ogni attività della casa e da' inizio ai suoi vaneggiamenti a sfondo razzista. Quello che differenzia la Manson Family dalle altre comuni hippie sono, infatti, il fanatismo religioso-esoterico e la xenofobia nei confronti della gente di colore.
Pur essendo poco più che analfabeta, in carcere Charles ha cominciato a leggere l'Apocalisse e a maturare bizzarre filosofie relative a molte cose. Si lascia crescere barba e capelli asserendo di essere il nuovo Messia, incarnazione di Dio e Satana, e di essere la chiave di volta per il Giorno del Giudizio. Ha, inoltre, elaborato una sua teoria su una canzone di successo dei Beatles, "Helter Skelter", che letteralmente significa "caos dovuto allo scivolare", e che i Beatles hanno scritto descrivendo quel che avviene quando si sale su alcune attrazioni dei luna park. Manson interpreta questo "caos" come quello relativo al Giudizio Universale, e interprata lo "scivolamento" di cui si parla come la collisione dei pianeti. Incapace però di elaborare soltanto una propria teoria, si unì prima al movimento di Scientology e subito dopo a quello del "Processo". Questo movimento era nato in Inghilterra per mano di un dissidente di Scientology, ed i suoi seguaci erano noti per indossare una cappa nera e predicare uno stile di vita fatto di rituali satanici, mescolati ad uso di droghe ed inni alla violenza. Inoltre riconoscevano nel loro capo Gesù Cristo, ed a lui davano totale obbedienza. Ma per Charles Manson, questo era troppo. Lui non poteva obbedire ad altre persone, di chiunque si trattasse, così si allontanò anche da questa setta e decise di crearne una propria, prendendo spunto da tutte quelle in cui aveva militato.
Ne nacque così una teoria strampalata la quale prevedeva che, all'approssimarsi della fine del mondo, Cristo e Satana avrebbero stretto un'alleanza. La fine del mondo sarebbe arrivata dal contrasto razziale, da cui sarebbe scaturita una guerra nucleare. In particolare per Charles, da sempre razzista convinto, la colpa dei crimini era esclusivamente dei "negri" e la popolazione bianca si sarebbe ben presto ribellata fino, appunto a scatenare una guerra. Alla fine della guerra, la Famiglia Manson sarebbe uscita dal nascondiglio nel deserto e avrebbe preso il controllo del nuovo ordine.
        
Per far si che questa guerra scoppiasse però era indispensabile accelerarne i meccanismi, accusando la popolazione nera di ogni indicibile violenza. Ma per questo progetto San Francisco non era il posto adatto, per via della troppa droga che già girava. Era difficile in quel marasma fare emergere qualcosa che potesse far notizia. Allora la Famiglia Manson decise di spostarsi (imitando anche in questo la setta del Processo) nella più tranquilla Los Angeles. La nuova comunità appena insediatasi viveva di spaccio di stupefacenti e furti di carte di credito, ed intanto cresceva anche grazie alle giovani ragazze che si univano al gruppo attirando anche altri ragazzi dietro la concessione di favori sessuali. Di giorno in giorno, Charles seppe sfruttare la sua prima regola filosofica, quella del "fare sempre paura". E fu proprio quello che fece, con il risultato che con il passare del tempo ogni membro della Famiglia era intimidito dalla sua personalità e lo vedeva realmente con una sorta di nuovo Gesù in terra. A questo, Charles aggiungeva anche riti di dubbio gusto, ma che avevano un forte effetto sulle menti offuscate dalle droghe degli stessi membri. Ad esempio era solito farsi legare su una croce e pretendere che gli altri membri si denudassero sotto di lui e facessero sesso tra di loro. Intanto la sua filosofia razzista diventava sempre più radicale e i principi su cui si basava vennero ridotti a tre: i "negri" esistevano sulla terra solo e soltanto per servire come schiavi la razza bianca, le donne esistevano soltanto per gratificare sessualmente gli uomini e nessun azione umana era malvagia, neanche l'omicidio. 

Intanto i preparativi per spostarsi nel deserto ad attendere la fine della guerra razziale andavano avanti, ed una grossa quantità di armi veniva raccolta dalla famiglia. Tutto questo avveniva senza che Charles abbandonasse la sua passione per la musica e la sua convinzione che in questo campo avrebbe fatto successo. In effetti casualmente riuscì ad avvicinare qualche personaggio del mondo della musica. Questo avvenne quando due ragazze della Famiglia ricevettero un passaggio da Dennis Wilson, il batterista dei Beach Boys. Le ragazze gli dissero di essere appartenenti del clan Manson, e gli presentarono lo stesso Charles. Prima ancora che Wilson potesse rendersene conto, tutta la famiglia prese a frequentare stabilmente ed in massa la sua sontuosa residenza. Fu in questo periodo che Manson conobbe il produttore musicale e televisivo Melcher, che abitava a Bel Air, quartiere lussuoso alla periferia di Los Angeles, e più precisamente al 10050 di cielo Drive
Quando il momento dovette sembrargli maturo per spostarsi fuori dalla città, in attesa del conflitto razziale, Manson e la Famiglia si stabilirono nella San Fernando Valley, ad una cinquantina di chilometri da Los Angeles, in un ranch di proprietà del padre di una delle ragazze del clan, Sandra Goode. La posizione era strategica, abbastanza isolata ma non troppo lontana dalla città. Inoltre era situata non distante dai nascondigli della droga, che continuava a circolare in quantità sempre maggiori nel ranch, tanto che spesso arrivavano dalla città bande di motociclisti a rifornirsene. Questo isolamento rafforzò ulteriormente il controllo di Charles su ognuno dei membri del gruppo. I suoi insegnamenti circa gli omicidi divennero sempre più frequenti, e la regola che si definì era quella che, siccome la morte non esisteva realmente, non era reato uccidere un'altra persona. La vita al ranch veniva finanziata dallo spaccio di droga e dalle rapine notturne in città, che Charles stesso organizzava in quelle che chiamava le "spedizioni del brivido". Reclutando persone tramite la droga e le ragazze, il numero dei membri del clan crebbe ulteriormente, e Charles sperava che crescesse ancora di più, cosa che riteneva fondamentale per quella che ormai aveva preso a chiamare "la guerra ai porci".
Il piano per scatenare la guerra era semplice. Charles aveva stilato una lista di "porci" da eliminare, facendo in modo che gli indizi portassero ad una banda di "negri" e la colpa ricadesse su questi. Nella lista nera c'erano personaggi del calibro di Warren Beatty e lo stesso produttore musicale Melcher, colpevole di non aver prodotto un suo disco e di non averlo ricevuto a casa sua quando una volta Charles vi si era presentato, senza appuntamento.
La famiglia Manson ormai era una macchina perfettamente programmata per uccidere. E ben presto fu quello che successe. Il primo a morire fu Gary Hinman, un 32enne seguace di un culto buddhista, che aveva commesso l'errore di mandare al diavolo charles Manson tempo prima. La notte del 25 luglio 1969, lo stesso Manson, seguito da altri membri della famiglia, si recò a casa di Hinman e lo terrorizzò per tutta la notte, tagliandogli anche un orecchio. Prima di andarsene si fecero intestare 3 autovetture ed un minibus. Ma non finì qui. Manson gli mandò la notte successiva tre dei suoi: Susan Atkins, Mary Brunner e Bobby Beausoleil. Gary Hinman fu pugnalato a morte e prima di lasciare la casa, i tre assassini scrissero con il sangue della vittima "porco politico" sul muro, poi disegnarono un'impronta di pantera per far ricadere i sospetti e la colpa sulle pantere nere, un noto gruppo criminale di gente di colore.

IL MASSACRO DI CIELO DRIVE:

Pochi giorni dopo, la sera del 9 agosto, dopo un'orgia Manson chiamò a rapporto Tex Watson e gli ordinò di recarsi a Cielo Drive, nella casa di Melcher. Lo stesso Manson non aveva ben presente a chi era stata affittata la casa, disse soltanto che era qualche star del cinema. Di questo era a conoscenza perché, la volta che si era presentato senza invito nella vecchia residenza di Melcher, un fotografo l'aveva allontanato dicendo che ora in quella casa viveva "quel" famoso regista con "quella" famosa attrice, sua moglie. L'ordine era di andare lì e di commettere il crimine più orrendo di cui fossero capaci: voleva che fossero uccisi, squartati e appesi agli specchi. A Watson furono assegnate come complici anche Susan Atkins, Patrica Krenwinkel e Linda Kasabian, la quale avrebbe dovuto star fuori a fare da palo. I quattro partirono armati di lunghi coltelli, un fucile calibro 22 e 13 metri di filo di nylon. Appena arrivati sul posto, prima ancora di entrare si assicurarono di isolare la residenza, tagliando i fili del telefono sul muro di cinta della villa. In quella casa vivevano i coniugi Roman Polansky e Sharon Tate, in quel periodo incinta di otto mesi, a due sole settimane dal parto. Così, ad esclusione di Linda Kasabian, gli altri tre scavalcarono la recinzione per introdursi nella villa ma, in quel momento, sopraggiunse Stephen Earl Parent, amico del custode della villa. Il giovane notò i movimenti furtivi e bloccò la macchina, ma si trovò presto accerchiato dai quattro ed ebbe solo il tempo di chiedere che non gli si facesse del male, che Watson gli sparò quattro colpi alla testa. Il massacro, ora, poteva avere inizio. Sharon Tate quella sera aveva ospiti: Jay Sebring, il famoso parrucchiere delle star del cinema, Abigail Folger, la venticinquenne figlia del magnate del caffè omonimo ed il suo fidanzato polacco Wojiciech Frykowski. I tre furono presto radunati al piano terra della villa e fatti stendere a terra. Il primo ad essere colpito fu Sebring che protestò affinché la Tate, in quanto incinta, fosse lasciata stare. Per tutta risposta si ritrovò una pallottola conficcata nell'ascella prima, e finito con una serie di pugnalate dopo.
 
Watson poi, legò la corda che aveva con sè al corpo di Sebring e, facendola passare al di sopra della trave al soffitto, dall'altro capo al collo delle due donne, che erano costrette a stare in punta di piedi per non soffocare. Poi ordinò a Susan Atkins di eliminare Frykowski, che però riuscì a scappare dalla porta che dava sul giardino, ma inciampò: fu raggiunto ed ucciso con una serie di coltellate. Stessa sorte poi toccò alla Folger. anche lei riuscì a liberarsi e scappare ma fu inseguita e pugnalata alle spalle. Quando poi cadde venne ripetutamente accoltellata fino alla morte e anche oltre. Rimaneva solo Sharon Tate, implorante di essere lasciata viva solo per via del figlio che aveva in grembo ma la Atkins, ancora su ordine di Watson la uccise con sedici coltellate per poi leccarsi il sangue dalle dita. L'ultimo atto prevedeva di scrivere con il sangue su una finestra, la parola "PIG", cosa che venne puntalmente fatta con un asciugamano imbevuto con il sangue della Tate. Tornati al ranch, fecero un dettagliato resoconto della serata e l'euforia fu tale che Manson ordinò per la sera successiva una nuova spedizione, e questa volta sarebbe stato lui stesso a capeggiarla.
 
La sera del 10 agosto, i quattro del massacro di Cielo Drive ripartirono insieme a Manson ed altri due membri del gruppo, Steve Grougan e Leslie Van Hougen. A cadere vittime della loro follia stavolta furono due coniugi, Leno e Rosemary LaBianca. Fu lo stesso Manson ad introdursi in casa loro, evitando i cani da guardia e dopo aver legato le due vittime, tornò in macchina e diede ordine di entrare e finire il lavoro. Leno fu ucciso con 12 coltellate e colpito ancora per 14 volte con un forchettone da cucina. Rosemary invece morì a causa di ben 41 coltellate. La scritta che comparve sui muri della casa stavolta diceva "Morte ai porci".
 
L'ultima vittima della famiglia Manson fu Donald Shea, detto Shorty, un membro della famiglia stessa, colpevole di aver sposato una donna di colore. La sentenza di morte fu pronunciata il 26 agosto 1969. Shea fu immediatamente catturato dal gruppo, ucciso ed il corpo tagliato in nove pezzi.
 
Fu a questo punto che la fortuna iniziò ad andare contro Manson, perché una settimana dopo fu arrestato insieme ad altri venti membri del gruppo con l'accusa di furto di auto. La polizia non sospettava ancora di aver arrestato gli artefici dei delitti che da quasi un mese erano costantemente sulle prime pagine dei giornali. Fu a causa di Susan Atkins che gli omicidi vennero scoperti. La Atkins, infatti, prese a vantarsi con una compagna di cella, di essere tra le artefici dell'omicidio Tate. La compagna informò di questo una guardia. Entro la fine dell'anno Manson e gli altri partecipanti dei massacri furono condannati all'ergastolo, ad eccezione di Mary Brunner e Linda Kasabian, che testimoniarono per l'accusa.
 
Nel 1970 iniziò il processo contro Charles Manson.
Manson si presentò alla corte come "Charles Manson, altresì noto come Gesù Cristo, prigioniero" e disse alla corte: "Non sono mai andato a scuola, quindi non ho mai imparato bene a leggere e scrivere, ho sempre vissuto in prigione e sono sempre stato un po' stupido e bambino, mentre vedevo il mondo davanti a me diventare grande. Adesso guardo le cose che voi fate e non le capisco. Mangiate carne e uccidete esseri che sono migliori di voi, poi dite che i vostri figli sono degli assassini. Siete voi a fare dei vostri figli quello che sono... Questi figli che vengono da voi con i coltelli in mano, sono i vostri figli".

Egli si presentò con una X incisa sulla fronte: in seguito, dopo diversi anni di prigione, Manson stesso modificò l'incisione sulla fronte facendola diventare una svastica. Il processo è entrato nella storia degli U.S.A. per la sua incredibile lunghezza: il solo dibattimento preliminare durò quasi un anno. Charles non confessò gli omicidi della sua banda, né di altre azioni criminali; Susan Atkins invece, rivelò che Manson aveva programmato di uccidere in seguito nomi noti nello show business come Liz Taylor, Steve McQueen, Richard Burton e Frank Sinatra, pur non avendo prove materiali a sostegno. Il 29 marzo 1971 il processo si chiuse con la condanna a morte di tutti i componenti della "Famiglia", ma nel 1972 lo Stato della California abolì la pena di morte, e Manson e la sua setta vennero spostati dal braccio della morte al carcere, con pena commutata in ergastolo. Il 25 maggio 2007, presso il carcere di Corcoran, l'undicesima udienza richiesta da Manson per ottenere la libertà vigilata è stata respinta. L'uomo, 74 anni al tempo del processo (di cui 42 trascorsi in carcere), non era presente all'udienza, ma dichiarò alla stampa tramite il proprio avvocato che nel 2012 avrebbe presentato puntualmente la sua dodicesima domanda di rilascio.
Charles Manson è tuttora in carcere.

* Il numero delle vittime viene attribuito a lui in quanto colpevole di essere il vero mandante dopo un'abile abuso di credulità dei suoi "discepoli". In realtà, la maggior parte dei delitti non è stata commessa da Charles Manson, pertanto, tecnicamente, non può essere considerato un vero serial killer. 








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