sabato 12 novembre 2011

Human Hunting. Prima Lezione.


COS'E' UN SERIAL KILLER ?
I serial killer sono un fenomeno erroneamente considerato recente, anche se nell'era moderna (dal 1900 in poi) il numero dei casi è sicuramente aumentato in maniera esponenziale. Ad essere recente, molto recente, è soltanto il termine. 


Il criminologo James Reinhardt fu il primo a inventare un termine per indicare una certa continuità di fatti criminosi commessi da una stessa persona, nel suo libro "Sex Pervertion and Sex Crimes", pubblicato nel 1957. Reinhardt coniò la locuzione chain killer per designare, appunto, un assassino che lasciava dietro di sè una "catena di omicidi" (dall'inglese chain - catena).
Nel 1966, lo studioso inglese John Brophy identificò lo stesso fenomeno con il termine serial murderer, definizione riutilizzata circa dieci anni dopo, dallo psichiatra forense Donald Lunde, nel suo testo "Murder and Madness".
Nel 1988 il National Institute of Justice statunitense elaborò una prima descrizione di ciò che concretamente si intende per omicidio seriale:

"L'uccisione di due o più soggetti, delitti separati e commessi generalmente da un unico autore. L'intervallo di tempo tra i crimini può variare da poche ore a molti anni. Il movente è da ricercarsi non tanto in un guadagno immediatamente identificabile, quanto nella gratificazione di un bisogno profondo dell'assassino. Le caratteristiche della scena del crimine, il comportamento dell'omicida, il rapporto con la vittima e le violenze agite su di essa riflettono le componenti sadiche e sessuali dell'autore".

Ma la paternità del termine è da attribuirsi all'agente speciale dell'FBI Robert Ressler, uno dei padri fondatori della Behavioral Science Unit, l'Unità di Scienze Comportamentali che per prima studiò da vicino il fenomeno dei serial killer.

Nel 1992 Ressler pubblicò "Whoever Fights Monster", considerato l'autobiografia del più celebre cacciatore di assassini seriali, frutto di vent'anni di esperienza.
L'espressione serial killer comparve per la prima volta proprio nel manuale di Ressler, ma la prima definizione è contenuta in una sua opera successiva, scritta con la collaborazione dell'agente speciale John Douglas e della psichiatra Ann Burgess
Parliamo del "Crime Classification Manual", vero e proprio trattato sui crimini violenti, nel quale la classificazione dei vari casi è fondata sul movente dei criminali.
Tale definizione, che è stata universalmente accettata per anni, recita:

"Il serial killer è colui il quale commette tre o più omicidi, compiuti in tre o più luoghi differenti, intervallati da un periodo di raffreddamento emozionale (cooling-off period)".

Il concetto di cooling-off evidenzia come il serial killer sia un predatore soggetto a un ciclo: si parte da una progressiva eccitazione che porta l'assassino a preparare il delitto e a visualizzarlo prima di tutto nella sua fantasia, successivamente a realizzarlo in concreto. 
Dopo l'uccisione della vittima c'è sempre la fase di "de-tensione", raffreddamento emozionale, che serve al killer per scaricare la tensione,e la cui durata può variare da poche ore a molti anni. Alla fine di questa fase, il circuito torna in movimento. Ed è proprio questo periodo di raffreddamento emozionale che distingue il serial killer da altre tipologie di assassini, quali ad esempio il mass murderer e lo spree killer (dei quali parleremo nella prossima lezione), i quali non sono soggetti a nessun ciclo e non sentono alcun bisogno di scaricare le emozioni.

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